domenica 28 novembre 2010

Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne

Il 25 Novembre 2010, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne, l'Associazione ha organizzato la proiezione del film "Racconti da Stoccolma", presso il Circolo Culturale "Mesa" ad Alte di Montecchio Maggiore, con ingresso gratuito.

Tre vicende parallele, tre storie legate da un dramma comune: in una Stoccolma tollerante solo in apparenza, la violenza si nasconde dietro il volto stesso delle persone amate. Costretti a vivere nella paura, una giornalista di successo, una giovane immigrata e il proprietario di un locale notturno scelgono di ribellarsi e rompere il silenzio, conquistando la speranza di un nuovo futuro.
Ispirato a eventi realmente accaduti, Racconti da Stoccolma ha vinto il Premio Amnesty International al 57° Festival di Berlino (http://www.teodorafilm.com/film/racconti_da_stoccolma)

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Da King Kong Girl, di Virginie Despentes (pp.37-38)

Lo stupro è un programma politico preciso: scheletro del capitalismo, è la rappresentazione cruda e diretta dell’esercizio del potere. Esso designa un dominante e organizza le regole del gioco per permettergli di esercitare il suo potere senza restrizioni. Rubare, strappare, estorcere, imporre che la sua volontà si eserciti senza ostacoli e che egli goda della sua brutalità, senza che la parte avversa possa opporre resistenza. Godimento dell’annullamento dell’altro, della sua parola, della sua volontà, della sua integrità.
Lo stupro è la guerra civile, l’organizzazione politica attraverso cui un sesso dichiara all’altro: mi prendo tutti i diritti su di te, ti costringo a sentirti inferiore, colpevole e degradata.
Lo stupro è caratteristico dell’uomo, non la guerra, la caccia, ildesiderio crudo, la violenza o la barbarie, ma lo stupro, che le donne – finora – non hanno mai fatto proprio.
Lo stupro serve innanzitutto da veicolo a questa constatazione: il desiderio dell’uomo è più forte di lui, non può dominarlo. Si sente ancora dire spesso “Grazie alle puttane, ci sono meno stupri”, come se i maschi non potessero controllarsi, dovessero scaricarsi in qualche modo. Convinzione politica costruita, e non l’evidenza naturale – pulsionale – che si vuole far credere
Lo stupro, l’atto condannato di cui non si deve parlare, sintetizza un complesso di convinzioni fondamentali riguardanti la virilità”